Come allestire un terrario per Serpenti (anche per neofiti dell'allevamento): Dimensioni Ideali, Forma, Materiali, Substrato, Illuminazione, Temperature, Accessori.
LE SPECIE PIÙ COMUNI DI SERPENTE “DOMESTICO”
Al mondo esistono quasi 3000 specie di serpenti. Sarebbe impossibile descrivere in un unico articolo la gestione di ognuna di esse (considerato anche che non tutte possono essere detenute legalmente in cattività); le specie più comunemente diffuse come “pet”, che possiamo facilmente acquistare da allevatori o negozi specializzati sono in numero considerevolmente inferiore. Tra queste se ne distinguono alcune particolarmente adatte ai neofiti perché non richiedono una gestione troppo complicata, non raggiungono dimensioni eccessive, sono abbastanza docili e soprattutto si sono adattate molto ben nel corso degli anni all’allevamento in cattività; per tutti questi motivi esse hanno letteralmente spopolato sul mercato dei rettili da compagnia e risultano molto facili da reperire.
Tra le più adatte agli allevatori non professionisti rientrano sicuramente alcuni colubridi, come:
– il Serpente del grano (Panterophis guttatus) e poche altre specie affini appartenenti ai generi Panterophis ed Elaphe;
– il Serpente reale (Lampropeltis getula), e diverse altre specie appartenenti al genere Lampropeltis;
– il Serpente muso di porco (Heterodon nasicus);
– alcuni boidi come il Boa constrictor, il Pitone reale (Python regius), il Pitone verde (Morelia viridis), e il Boa arboricolo (Corallus caninus).
IL TERRARIO
L’importanza di una corretta informazione
Per garantire la salute e il benessere psicofisico del nostro serpente domestico è di fondamentale importanza una corretta gestione del terrario, che non va considerato come un semplice “contenitore” in cui tenere l’animale ma come un vero e proprio microhabitat.
Tra tutti gli animali esotici i rettili (e i serpenti in particolare) sono tra quelli che maggiormente necessitano di condizioni di stabulazione che riproducano quanto più fedelmente possibile quelle a cui si sono adatti a vivere nel proprio habitat naturale. Per questo motivo è utile ancor prima di acquistare un serpente, indipendentemente dalla specie, informarsi bene sulle caratteristiche dell’areale geografico in cui essa vive allo stato selvatico (nicchia ecologica, condizioni climatiche, fotoperiodo, temperature diurne e notturne, caratteristiche ambientali). Oltre all’habitat è importante conoscere bene anche le abitudini comportamentali e le peculiarità ecologiche della specie che si intende acquistare: se si tratta di un serpente diurno o notturno, terricolo, arboricolo, acquatico, semiacquatico ecc.
Le strutture più utilizzate per la maggior parte dei serpenti diffusi come “pet” sono i terrari, i terracquari e gli acquaterrari.
Dimensioni del Terrario
Quanto deve essere grande il terrario?
Innanzitutto, sarà necessario tenere conto delle dimensionidel serpente (non tanto di quelle al momento dell’acquisto, ma piuttosto di quelle che l’esemplare raggiungerà una volta adulto). Maggiori saranno le dimensioni della teca in rapporto a quelle dell’animale più saremo sicuri di garantirgli livelli adeguati di esercizio fisico e di benessere. La lunghezza del serpente sarà quindi il principale punto di riferimento per orientarci sulle dimensioni del terrario. È molto importante garantire al serpente uno spazio sufficiente poiché l’impossibilità di allungarsi completamente potrebbe causare vari problemi, in primis una predisposizione a diverse patologie respiratorie e all’obesità.
Forma del Terrario
Altrettanto importante sarà la formadel terrario: per i serpenti arboricoli (Morelia viridis, Corallus caninus, ecc.) sono ideali i terrari sviluppati più in altezza che in larghezza; per i serpenti terricoli (Python regius, Boa constrictor e la maggior parte dei colubridi) sarà esattamente il contrario.
Materiali
Per quanto riguarda i materialidi costruzione, i terrari più versatili sono quelli fatti di legno o di polimeri sintetici con un solo lato trasparente in vetro o plexiglass. Terrari con tutte le pareti in vetro rendono molto difficile la gestione dei gradienti termici e il mantenimento di una temperatura adeguata all’interno in quanto il vetro non garantisce una coibentazione sufficiente; questo genere di terrari ha senso solo se questi vengono collocati all’interno di apposite “reptiles room”, ovvero stanze a temperatura controllata dedicate appositamente all’allevamento di rettili.
Circolazione dell’aria
Altra cosa a cui prestare particolare attenzione sarà la circolazione dell’aria all’interno del terrario.
Un cattivo ricircolo potrebbe portare a un ristagno dell’anidride carbonica con potenziali gravi ripercussioni sull’apparato respiratorio del serpente. Dovrebbero essere quindi presenti prese d’aria in numero congruo alla capacità del terrario e posizionate in maniera adeguata.
Dal momento che l’aria calda e carica di umidità tende a salire verso l’alto e l’anidride carbonica (più pesante dell’aria) tende a ristagnare nella parte più bassa l’ideale sarebbe disporre sia di griglie di entrata (posizionate nella parte bassa delle pareti vicino alla zona fredda) che di griglie di uscita (posizionate sulla parte alta delle pareti vicino alla zona calda). L’aria calda e umida potrà uscire anche dal tetto del terrario se questo è costituito da rete o provvisto di aperture. Attenzione però: un tetto troppo “aperto”, come quelli completamente in rete, potrebbe rendere molto difficile gestire correttamente i gradienti termici. In qualunque caso non dovrebbero mai osservarsi accumuli di condensa sulle pareti che sono da considerarsi segno di una gestione totalmente scorretta dell’umidità e della ventilazione.
Dovremmo inoltre assicurarci sempre di adottare dei sistemi di chiusura adeguati. Molti serpenti, soprattutto durante i primi giorni dopo l’inserimento in un nuovo ambiente tendono a “esplorare” ogni centimetro quadrato della superficie interna del terrario per cercare una via di fuga. Spesso non esitano a spingere con il muso parti mobili, riuscendo facilmente a sfuggire qualora riescano a spostarle.
Il Substrato
Sul fondo del terrario andrà predisposto un substratoche potrà essere diverso a seconda del tipo di stabulazione che si vuole effettuare e delle necessità specifiche del serpente che abiterà la teca.
I babies (ovvero gli esemplari molto giovani nati da pochi giorni o al massimo da qualche settimana) possono essere facilmente gestiti in contenitori di piccole dimensioni (fauna-box) con un substrato molto semplice quale carta assorbente o fogli di giornale. Questo genere di substrati se pur poco apprezzabili dal punto di vista estetico facilitano enormemente le operazioni di pulizia del terrario. Rappresentano inoltre il tipo di substrato ideale per animali in quarantena o in convalescenza, in quanto oltre a garantire un buon livello di igiene permettono di evidenziare facilmente eventuali anormalità di feci e urati o di rilevare la presenza di acari.
Altri materiali utilizzabili sono la segatura o il truciolato. Questi mantengono un buon livello di umidità se nebulizzati una o due volte al giorno ma possono causare ostruzioni intestinali fatali qualora ingeriti accidentalmente dal rettile insieme alle prede. Per questo motivo se si ricorre a tali substrati è bene fare attenzione che il serpente non ne ingerisca durante il pasto. Se la preda proposta viene afferrata direttamente dalla pinza il rischio si riduce. Se invece si rende necessario lasciare il pasto a disposizione del serpente sul fondo del terrario meglio assicurarsi che questo non entri in contatto col substrato, collocandolo su una superficie liscia e pulita come quella di un piattino.
Se si vuole realizzare un terrario naturalistico è possibile utilizzare materiali più “coreografici” come terriccio, sabbia, corteccia, torba o un mix di questi materiali. Tra i substrati di questo genere uno dei più utilizzati dagli allevatori di rettili è sicuramente la fibra di cocco.
L’importante è sempre scegliere la composizione del substrato con criterio, basandosi non tanto sull’aspetto estetico del terrario quanto su ciò che sappiamo dell’habitat di origine della specie e quindi sulle effettive necessità del serpente.
Substrato ideale per specie terricole
Per le specie terricole, ad esempio, sarà necessario un substrato che mantenga un adeguato livello di umidità e che consenta al serpente di nascondersi scavando ogni qual volta lo desiderino. Per fare un esempio, un misto di terriccio e corteccia distribuiti in maniera diseguale gli garantirà una zona più umida (con prevalenza di terriccio) dove mangiare e fare la muta, e una zona più asciutta (con prevalenza di corteccia) dove l’animale trascorrerà il resto del tempo.
Substrato ideale per specie deserticole
Le specie deserticole necessiteranno di un substrato più asciutto. Si può ricorrere per esempio a una miscela di sabbia, ghiaia sottile e terra argillosa, che andrà comunque nebulizzato almeno una volta al giorno.
Problematiche connesse a uno scorretto grado di umidità all’interno del terrario
In tutti casi l’umidità deve essere gestita con molta attenzione: se troppo alta porterà inevitabilmente all’insorgenza di dermatiti batteriche e micosi cutanee; se troppo bassa il serpente andrà in contro a serie difficoltà durante la muta e a disidratazione con conseguenti disturbi renali, necrosi della punta della coda ecc.
Substrati per allevatori più esperti
Esistono poi molti tipi di substrati più complessi come quelli per i vivari, ovvero terrari naturalistici che andranno ad accogliere anche piante vive oltre ai serpenti, oppure i substrati bioattivi, la cui composizione è studiata per favorire la proliferazione di una microflora di batteri utili e di alcune specie di invertebrati che andranno a costituire un vero e proprio mini-ecosistema. La gestione di questi substrati però, oltre che complessa è altamente delicata e andrebbe lasciata agli allevatori più esperti.
Illuminazione e fotoperiodo
A differenza di molti altri rettili, i serpenti non necessitano strettamente di irradiazione con raggi UVB perché assumono la vitamina D (fondamentale nel metabolismo del calcio) direttamente dalle prede con cui vengono nutriti. Al contrario invece il fotoperiodo, ovvero il rapporto tra ore di luce e ore di buio nell’arco della giornata, è molto importante per garantire il loro benessere psicofisico, e soprattutto, per la gestione della riproduzione. È di fondamentale importanza che il fotoperiodo a cui è esposto un serpente in cattività sia il più possibile simile a quello delle latitudini da cui la specie proviene.
Temperatura
Come tutti i rettili i serpenti hanno delle esigenze termiche molto specifiche.
All’interno del terrario non dovrà mai essere presente una temperatura uniforme bensì un gradiente di temperature che consentirà al serpente di scegliere dove sostare a seconda delle sue necessità fisiologiche.
Ogni specie ha una range ottimale di temperature all’interno del quale le sue funzioni vitali raggiungono il massimo dell’efficienza. In linea di massima per la maggior parte delle specie più diffuse come “pet” il range ideale è tra i 30° (zona calda) e i 24° (zona fredda), con un abbassamento fino a 22° durante la notte.
Non mancano tuttavia le eccezioni, per cui la regola d’oro è sempre raccogliere quante più informazioni possibili sul serpente che si possiede per adattare al meglio la gestione alle sue necessità.
Per fare un esempio, diversi serpenti originari del continente asiatico richiedono temperature leggermente più basse (27°-22°).
Come scegliere il sistema di riscaldamento del terrario
I “sistemi di riscaldamento” che possono essere utilizzati per mantenere il gradiente termico all’interno del terrario sono riconducibili a due principali tipologie:
– Tappetini o serpentine riscaldanti (da collocare sotto il terrario)
– Lampade (a infrarossi o in vetroceramica)
La scelta del sistema di riscaldamento dipende soprattutto dal tipo di serpente.
Sistema di riscaldamento ideale per Serpenti tigmotermi
La maggior parte dei serpenti terricoli sono tigmotermi, cioè amano sfruttare il calore del suolo per riscaldarsi, per cui il tappetino collocato sotto il terrario risulterà la fonte di calore migliore per queste specie. Serpentine e cavetti radianti rappresentano un sistema analogo ai tappetini ma sono meno facili da gestire perché la quantità di calore “somministrata” può variare anche di molto in base al numero e la disposizione delle spire sotto il terrario (con il rischio di riscaldare troppo la superficie causando al nostro serpente pericolose ustioni!). Per quanto riguarda i tappetini, il loro posizionamento andrà valutato accuratamente in quanto non dovranno riscaldare uniformemente tutto il pavimento della teca ma solo 1/3 di esso. Fortunatamente esiste in commercio una vasta gamma tappetini di ogni forma e dimensione. I migliori sono quelli collegati a un termostato che consente di regolare con precisione la temperatura che si desidera ottenere. Quando la temperatura raggiungerà i valori preposti esso si spegnerà automaticamente e si riaccenderà quando la superficie ricomincia a raffreddarsi.
Sistema di riscaldamento ideale per Serpenti eliotermi
Molti altri serpenti, come quelli arboricoli sono invece eliotermi, preferiscono cioè sfruttare il calore del sole piuttosto che quello del suolo e per riscaldarsi tendono a spostarsi sui rami e sui punti più alti. Per queste specie i sistemi di riscaldamento migliori sono costituiti dalle lampade.
Esistono in commercio lampade a infrarossi, che emettono contemporaneamente luce e calore, e lampade in vetroceramica che emettono invece solo calore. Queste possono essere utilizzate anche come unica fonte di calore per i serpenti arboricoli. Le prime hanno come unico inconveniente quello di dover essere spente durante la notte per garantire al serpente un numero adeguato di ore di buio, per cui nelle ore notturne il calore dovrà essere mantenuto attraverso altri sistemi; quelle in ceramica, emettendo solo calore, sono ideali per serpenti arboricoli notturni, ma possono essere utilizzate anche per le altre specie arboricole accoppiate a una fonte di luce adeguata (per esempio faretti alogeni) durante il giorno. Esse hanno l’unico inconveniente di seccare molto l’aria, per cui sarà necessario aumentare la frequenza delle nebulizzazioni. Questi sistemi di riscaldamento risultano vantaggiosi anche per le specie provenienti da zone aride e desertiche, abituate a ricevere calore dal sole e ad interrarsi per sfuggire al calore eccessivo. Sarebbe infatti un errore utilizzare per loro un tappetino come sistema di riscaldamento.
Bisogna inoltre ricordare sempre che le lampade a infrarossi e quelle in ceramica si riscaldano molto, devono quindi essere collocate all’esterno del terrario, fuori dalla griglia di copertura o eventualmente all’interno di esso ma con appositi dispositivi di protezione che non si surriscaldino a loro volta ed evitano al serpente qualsiasi contatto diretto con la superficie incandescente della lampada.
Accessori
Tana
Data l’indole schiva dei serpenti un accessorio che non deve mai mancare all’interno del terrario è la tana, ovvero un luogo dove il serpente possa rifugiarsi quando si sente minacciato o semplicemente riposare in tranquillità. L’ideale sarebbe predisporre anche più tane in diversi punti del terrario in maniera tale che l’animale abbia la possibilità di nascondersi in zone a temperature differenti.
Un altro accorgimento da adottare è che la tana sia sufficientemente pesante o ben fissata da non risultare facilmente spostabile: i serpenti tendono a non utilizzare tane “troppo mobili”. Per le specie arboricole, che trascorreranno la maggior parte del loro tempo sui rami, sarebbe opportuno predisporre dei nascondigli come zone seminascoste da foglie vere o artificiali. Un serpente che non ha a disposizione nemmeno un nascondiglio o una tana sarà inevitabilmente un animale molto stressato e lo si vedrà spesso strisciare avanti e indietro all’interno della teca nel tentativo di trovare un posto per nascondersi.
Rami
Un accessorio indispensabile nei terrari dei serpenti arboricoli, ma molto apprezzato anche da diverse specie terricole sono i rami. Essi costituiscono un utilissimo arricchimento ambientale che consente al serpente di arrampicarsi come farebbe in natura nel suo habitat naturale e di mantenere un adeguato livello di esercizio fisico. L’unica accortezza che bisognerà rispettare è di fissarli sempre con molta cura in maniera tale da essere certi che non cadano sullo sfortunato rettile rischiando di ferirlo.

L’Autore dell’Articolo
Socio SIVAE (Società Italiana Veterinari per Animali Esotici).
Membro del comitato tecnico-scientifico del Museo della Fauna di Messina.

